Puoi dire: non so giocare a calcio, a tennis, a rugby o a poker.
Non puoi dire che non sai correre.
Dì, piuttosto, che non hai voglia di provarci. Che sei un po' pigro, che hai paura di far fatica, che l'ultima volta che ci hai provato ti sei massacrato le gambe. Ma non dire che non sai correre. Dì, piuttosto, che non sai "come" correre. Allora non avrai più alibi. E in un attimo ti convinceremo a (ri)provarci. Fidati, ci vuole veramente poco a dedicare una mezz'ora. E non dire che la discoteca, gli studi, la fidanzata, il marito, i figli, il lavoro, le ore piccole... Trenta minuti di corsa, o forse anche meno, ti rimetteranno in sintonia col mondo. Ti aiuteranno a recuparare la fatica mentale e fisica. A dormire e mangiare meglio. Ad affrontare la vita con più ottimismo. Saranno le endorfine o solo la voglia di fare qualcosa di veramente tuo (o con i tuoi), chi lo sa. Ma sarà. Sarà un approccio diverso, un nuovo stile.
Respira profondo. E lasciati ispirare...

www.runnersworld.it

giovedì 19 novembre 2009

Stiamo ingrassando

Non posso continuà a trascurare 'sta creatura solo perchè non si corre...

allora aggiorniamola...

lo stretching lo faccio (tre volte al giorno non ce la faccio però... giusto la sera, con l'aggiunta di pomata all'arnica), fra l'altro quando tiro la gamba sinistra ho una sensibilità maggiore nel punto incriminato... è difficile da spiegare... ma sento la differenza rispetto alla destra, a parità di allungamento sento crescere quel fastidio che precede l'arrivo del dolore, quindi non ci arrivo, mi fermo prima;
gli integratori per aiutare l'organismo a ripristinare quello che c'è di scassato li prendo (stiamo a sentì quel sant'uomo del mio medico);
qualche esercizio di elasticità/potenziamento lo faccio (non li facevo quando correvo... mi so svegliato tardi);
il dolore sotto forma di spasmo involontario che si presentava saltuariamente nella giornata, è un po' che non si fa vivo.

Però oramai lo stato di forma raggiunto più di un mese fa è distrutto ed essendo una recidiva, voglio prolungare lo stop oltremisura, approfittando della stagione invernale.

Fra l'altro la paura che si presenti il dolore durante la prova del km a 5'30, visto che la prova livello 0 è superata, è maggiore della voglia di tornare a correre.

Il problema ora è la bilancia, che mi informa che due chili pieni pieni si sono già impossessati dei miei fianchi e devo in qualche modo o ridurre le entrate o aumentare le uscite.

La mia fame atavica però mi fa decidere per la seconda.

Quindi ho tirato fuori una scassatissima e trascuratissima mtb nell'umidissima cantina e l'ho portata dal mio meccanico di fiducia, affinchè me la rendesse utilizzabile.

Staremo a vedere nei prossimi giorni.

martedì 3 novembre 2009

Conoscere il nemico per sconfiggerlo

Presa l'influenza... tanto non sto correndo... poco male.
Così sfrutto il tempo libero per studiare, per cercare di capire meglio il mio problema.




Decido così di scrivere questo post per mia memoria futura, per evitare gli errori che ho scoperto di aver commesso, cercando di concentrare in un singolo scritto gli aspetti più di mio interesse di quello che ho trovato in rete.



Farò dei copia e incolla, delle rivisitazioni degli scritti originali o degli inserimenti presi da altre pagine o siti, in modo da rendere il tutto, almeno per il mio punto di vista, più leggibile.



Il tutto sarà abbastanza lungo e probabilmente interesserà solamente il sottoscritto, quindi se siete arrivati fin qui nella lettura e non siete interessati al bicipite femorale, vi suggerisco di cambiare pagina.



La fonte principale è la seguente:
http://www.osteopata.it/index.asp


Il bicipite femorale fa parte, insieme al Semitendinoso e al Semimembranoso di un gruppo muscolare composto, detto Harmstring ed il suo trauma, è uno dei più comuni del corridore.

L’Hamstring effettua un lavoro eccentrico per stabilizzare l’articolazione del ginocchio e per fornire energia elastica al muscolo.
Mentre, quando il piede colpisce il suolo durante la corsa, l’ Hamstring lavora concentricamente con la liberazione d’energia accumulata, inoltre contribuisce ad estendere l'anca ed insieme con il quadricipite assorbe forze verticali di 3.5 – 4.5 volte il peso del corpo attraverso la gamba d’appoggio. Mica poco...

I traumi all’ Hamstring sono le lesioni più comuni del tessuto soffice della coscia. I sintomi dello stiramento dell’ Hamstring includono dolore, spasmo muscolare, gonfiore e inibizione del movimento.

Escludendo le conseguenze di problemi biomeccanici (credo di non averne), vediamo quali sono le cause principali:
- Allenamento inadeguato
- Riabilitazione incompleta
- Micro-traumi ripetuti

Allenamento inadeguato

Per “Inadeguato” si intende tutti i fattori che possono colpire l’abilità del corpo ad adattarsi ai diversi stress della corsa. I fattori includono:
• Chilometraggio eccessivo.
• Aumento veloce in chilometraggio.
• Inadeguato riscaldamento e raffreddamento.
• Scarso stretching
• Superfici da corsa a “dorso di mulo”
• Scarpe usurate od ortottici
• Stile di corsa non corretto. Uno stile di corsa scarsamente coordinato può provocare la fatica precoce, ed il trauma. Un modello diverso d’andatura può essere necessario. Le falcate ampie devono essere corrette, specialmente quando si corre in salita o in discesa.
• Fatica. La fatica colpisce la performance e può in più predisporvi al trauma. Ad un livello fisiologico, la fatica può riflettersi in un tempo di recupero prolungato delle giunzioni neuromuscolari, portando infine un indebolimento dell’abilità di contrazione. Perciò la fatica porta ad una diminuzione della forza, potenza e resistenza, e aumenta il rischio del trauma.

Riabilitazione incompleta

E’ ovvio che come i corridori, non vediamo l’ora di ritornare a correre il più presto possibile. Però se un trauma non è trattato adeguatamente, o se non si raggiunge nuovamente il nostrio livelli di forza, resistenza e flessibilità di prima del trauma, aumenta di molto il rischio di avere un altro trauma. La riabilitazione effettiva permetterà di ritornare a correre come prima.

(Particolare attenzione va infine rivolta alla prevenzione delle recidive: atleti con anamnesi positiva per infortunio degli hamstring o degli adduttori della coscia hanno un rischio da 2 a 3 volte superiore per insorgenza di un identico infortunio a carico dello stesso arto. I fattori di rischio maggiormente coinvolti in questo caso sono rappresentati da una diagnosi errata, dalla riabilitazione inadeguata e/o dal prematuro ritorno all’attività, dal mancato o incongruo intervento sui fattori di rischio alla base del precedente infortunio. www.smartsport.it)

Micro-traumi ripetuti

Quando si corre, l’Hamstring è spesso esposto a micro-traumi ripetuti dovuti a falcate eccessivamente ampie, come pure al cambiamento di passo. Falcate troppo ampie, particolarmente quando s’inizia a scendere una collina, mettono l’ Hamstring sotto carica eccentrica eccessiva mentre il muscolo lavora per stabilizzare l’articolazione del ginocchio. L’eccessiva carica eccentrica può provocare i microtraumatismi nelle fibre del muscolo.

Tali micro-traumi non sono sempre così evidenti tali da causare dolore o inabilità al momento della lesione, perciò inizialmente può anche non indebolire la performance della corsa. La riduzione nella funzione dell’Hamstring può essere cosi graduale che non sarà scoperta fino a quando non diventa un problema serio vero e proprio. Questo è spesso descritto come “la goccia che fa traboccare il vaso”, dove i micro-traumi ripetuti alla fine porteranno dolore e disfunzione, portando ad un danno grave.

Altri fattori possono essere dati da problemi al menisco del ginocchio.
L'Hamstring lavora per stabilizzare l’articolazione del ginocchio durante il ciclo della corsa. Un’alterazione alla biomeccanica dell’articolazione del ginocchio causato dall’ intrappolamento o degenerazione del menisco può portare ad un carico eccessivo dell’Hamstring, e di conseguenza al trauma.
E’ necessaria la restaurazione della funzione completa del ginocchio per impedire la tensione ricorrente dell’Hamstring.

Trattamento del trauma acuto

• Fermarsi di correre, specialmente in caso di dolore severo.
• Trattamenti Osteopatici, massaggi del tessuto soffice, mobilizzazioni e manipolazioni, agopuntura e modalità d’elettroterapia accelerano la velocità di recupero da un trauma d’Hamstring. Il progressivo stretching e rinforzamento degli Hamstring aumentano ed accellerano il processo di recupero.
• Se il dolore è leggero, ridurre la carica e l’intensità d’allenamento ed evitare le piste non piane.
• Applicare ghiaccio all’Hamstring per 10 minuti ogni 2 ore, in modo da ridurre l’infiammazione.
• Quando è possibile automassagiare la zona con un olio all’arnica.
• fare lo stretching dell’Hamstring.
E’ importante fare lo stretching tanto della parte superiore come della parte inferiore degli Hamstring:
1. Giacere sulle spalle. Tirare la gamba al petto con le mani sotto il ginocchio. Mantenere la gamba il più vicino possibile al petto e drizzare il ginocchio il più possibile.
2. Giacere sulle spalle, avvolgere un asciugamano intorno al piede, drizzare il ginocchio e usare l’asciugamano per alzare la gamba e avvicinare le dita verso di voi. Mantenere ogni allungamento per 30 secondi e poi rilassare lentamente. Ripetere su entrambi i piedi due o tre volte al giorno. Ricordarsi di fare per bene lo stretching prima di correre.
• Il recupero completo di solito occorre tra la terza e la sesta settimana.
• Ritornare a correre gradualmente.

Misure preventive

• Fare lo stretching dell’ITB, del quadricipite, dell’ Hamstring e dei muscoli del gluteo. Mantenere ogni allungamento per 30 secondi e poi rilasciare lentamente. Ripetere ogni stretching 2 – 3 volte al giorno e soprattutto ricordarsi di farlo per bene prima di correre. Ricordatevi che una buona flessibilità deve essere raggiunta prima che un rafforzamento effettivo possa avvenire.
• Rafforzare gli Hamstring.
• Correggere gli squilibri tra i muscoli (Quadricipite e l’Hamstring)
• Rafforzare gli “stabilizzatori” (l’addominale trasversale, l’addominale retto, i muscoli del gluteo e dell’adduttore (regione inguinale).
• Indossare scarpe da corsa corrette e se necessario calzare ortottici per prevenire un’eccessiva pronazione.
• Evitare le piste a “dorso di mulo” (comunque impegnare la parte più piana della pista)
• Aumentare gradualmente il programma d’allenamento.
• Inserire dei riposi nel programma d’allenamento.

Dopo una lunga sosta, perfino con l’allenamento trasversale, si perde comunque parte della preparazione.
Una regola generale è che ci vogliono circa due settimane di “riallenamento” per recuperare ogni settimana in cui non ci si è allenati.
Andare piano durante questo periodo. Non lasciare il proprio ego convincersi che si deve provare immediatamente a correre come si faceva prima del trauma.
In questo modo, si rischia proprio di ricausarsi il trauma.
Se si è stati fuori dalla strada solo una o due settimane, iniziare a correre circa la metà della distanza che si era abituati a percorrere prima del trauma. Si dovrebbe essere in grado di raggiungere il livello anteriore di performance in due o quattro settimane.
Se invece si è avuto un lungo periodo di riposo, bisogna essere molto prudenti. Trattarsi come un corridore novello. Alternare la corsa e la passeggiata negli allenamenti e prevedere un giorno di pausa dopo ogni giorno di corsa. Ci si dovrebbe comunque ritrovarvi in forma più rapidamente di quanto è stato necessario all'inizio. Però non esagerare! Il cuore e polmoni così non avranno troppi problemi per rimanere su di tono, tuttavia si sentirà molta fatica sui muscoli e le ossa. Non stressaterli per la fretta di ritornare alla forma precedente.

Questo non significa necessariamente correre in modo più lento, ma solamente meno. Mettere alla porta quel jogging leggero che potrebbe realmente aggravare il trauma; è meglio correre ad una andatura normale ed aggiungere le pause di riposo anche durante le camminate allo stesso modo di quando si correva. Mentre si progredisce ovviamente, si può aumentare il tempo della corsa e ridurre il tempo della camminata. Per il chilometraggio settimanale, darsi dei punti fermi, e quando si decide di ritornare al proprio livello d’allenamento precedente, sostare alcune settimane a livelli di chilometraggio intermedio, in modo di riacquistare forza e confidenza. Se prima del trauma si correva 50km, fermatersi a 25km per settimana solo dopo aumenre a 35 o 40km ed anche allora mantenere tale distanza fino a quando non è agevole, e solo allora impegnarsi nei soliti 50km per settimana.
Ricordatersi di mantenere il proprio ego sotto controllo. Considerate il tempo libero come un’opportunità di esplorare altre attività d’allenamento. Godete del riposo; tutto ciò è realmente un buon modo per tornare in forma.

martedì 27 ottobre 2009

Fermo ai box


Fermo ai box... Con il meccanico che mi gira intorno grattandosi il capo pensieroso.

E' questa l'immagine che ho di me in questo momento.

Il meccanico è un fisioterapista.

Da venerdì sera alterna magnetoterapia, ultrasuoni e tense, ma l'infame, quello che ormai sembra essere una infiammazione nella zona del bicipite femorale sinistro, giornalmente, quando meno me l'aspetto, mi viene a far visita per uno o due istanti.

Chiedo al fisioterapista com'è, che a distanza di un anno, si sia ripresentato nuovamente lo stesso problema, allo stesso punto, dopo sette mesi di stop e cinque mesi di attività.
Lui spiega che l'infiammazione, sia per il punto, sia per il fatto che è localizzata al di sotto di un tendine, con il semplice riposo non va via, necessita di un'azione mirata... mmah vorrei crederci...

Inutile piangerci addosso, oramai l'ho preso come un control-alt-canc, anzi come una vera e propria formattazione del sistema e sono già con la testa ad un nuovo inizio, privo di virus e bugs, con il sistema operativo veloce ed efficiente.

Sono soltanto nell'attesa di definire quando sarà questa nuova alba.



giovedì 22 ottobre 2009

Motore Ferrari sul catorcio


Ho sempre avuto un gran cuore. L'ho sempre saputo. Avevo 24 anni, quando le mie veloci corsette di 20 minuti erano molto frequenti e la sera nel buio silenzioso della camera da letto, lo sentivo battere forte, ma lento, sempre più lento, bum... bum... bum.... provavo a contarli senza la necessità di porre le dita al collo o al polso, aspettando solamente due passaggi successivi dei numeri verdi dei minuti della radiosveglia, 36.
Era anche il periodo della prima volta che sentii parlare di bradicardia. Una cardiologa durante un elettrocardiogramma, mi disse, "hai una notevole bradicardia", "è infettiva?" gli chiedo, "no anzi si vede che fai molto sport", " bè insomma, qualche corsetta".
Poi durante la mia prima visita medico agonistica, fatta qualche settimana fa, il medico mi dice "hai tempi di rientro nella frequenza basale da atleta puro, quanti anni hai?", "42", "allora puoi correre per altri 60 anni".

Ma questo forte motore, aimè è montato su un catorcio, un telaio non adatto a velocità sostenute, dopo una prudenziale fase di partenza, appena caldo, inizia ad accellerare, sempre più forte, sempre più forte, gli viene facile scendere sotto i 4'30 anche dopo uno stop di anni, gli basta qualche settimana per raggiungere un livello che la maggioranza dei suoi conoscenti ci metterebbero mesi se non anni. E lui si gasa... spinge, quanto so forte. Ma è una falsa velocità, è la velocità del cocomero che rotola giù per una discesa, destinato a spaccarsi irrimediabilmente. E così si spacca, prima la condrite, poi l'infame.

Mi dicono devi fare potenziamento, si ma che palle, le sedute di potenziamento di elasticità, io voglio correre, non ho pazienza, guardo con invidia la pazienza e la costanza dei percorsi di crescita e la tabelle di Mathias... ma come fai?
Quattro schede da cinque settimane, sono venti settimane, cinque mesi di potenziamento... però... a pensarci bene... potrebbe essere un buon modo per tenere a freno l'irruenza dello scalpitante motore, mettendosi come unico obiettivo il solo potenziamento e ritrovarsi in primavera con un telaio competamente nuovo... mmah vedremo.

Intanto ho nella testa la gara del 1° novembre per le strade di casa.

Così, lunedì ho provato a fare un po' di potenziamento prendendo spunto qua e là dagli amici blogger ed adattati, come numero ed intensità, al catorcio (evidentemente non abbastanza visto i postumi dei due giorni successivi).
Martedì sera invece, volevo i 10 km, avevo necessità di farli a qualsiasi velocità possibile, ma li volevo. Così terminato il riscaldamento parto per i tre allunghi, come suggerito qui, ma al terzo passo del primo, solita fitta. Ok, niente allunghi.
Riesco a concludere i 10k con qualche segnale dell'infame qua e là, 5' e 10" di media, ma quanta fatica, saranno stati il lavoro del giorno prima e la solita preoccupazione, però ho avuto una fcm di 144. Esagerata per quel ritmo.
E durante il rientro a casa mi ha fatto un male cane e si è presentato per tutto il giorno successivo, unito alla durezza delle gambe che ancora avvertivano il lavoro del lunedì.

lunedì 19 ottobre 2009

Cauto ottimismo

Poco più di un mese fa, mentre correvo, il buon Mario, presidente della locale associazione podisti, mi si è affiancato con il suo furgone e mi ha letteralmente ingaggiato sul campo ed io ho accettato senza neanche un accenno ad un rallentamento.
Da lì intensificazione degli allenamenti, la ricerca di seguire una qualche tabella, prendendo spunto da una trovata in rete di Pizzolato, scelta per la semplicità, ma liberamente interpretata, la visita di rito con i complimenti dei due medici per il mio eccellente stato di forma, non sapevano dell'esistenza dell'infame, per terminare al risveglio inaspettato e quantomai inopportuno di quest'ultimo il 10 ottobre.
La prima gara in programma dovrebbe essere il 1° novembre, la CorriGaeta giunta alla sua XIX edizione, ma per non sovraccaricarmi della tensione del mio battesimo in una competizione agonistica, avevamo concordato, con Mario di esordire la settimana prima a Monte San Biagio con una campestre di 8 km.
Ieri sera, incontro Mario, "Alfre' siamo pronti per domenica" ed io dentro di me "no!" alla Homer Simpson... "ehm... è una settimana che praticamente non mi alleno, non so".
Torno a casa e mosso da un impeto di orgoglio, al diavolo gli altri due giorni di riposo che mi ero programmato, voglio provare.
Attento riscaldamento (sono diventato fanatico o forse è solo paura) e parto.
Tre km a 5' 06 poi dopo un lieve fastidio, mi ricordo di un video di Pizzolato dell'importanza di correre con i piedi e quindi utilizzare maggiormente i polpacci, mi dico, forse facendo così alleggerisco la pressione sul bicipite femorale, proviamo, ne escono 5 km a 4'45, poi avverto i muscoli delle gambe un po' pesanti, specie i tibiali, la diversa postura si è fatta sentire, potrei continuare, ma decido comunque di fermarmi per non forzare. Ho lavorato per tutto il tempo con i bpm molto alti, non so se per la tensione del test di prova o la temperatura esterna, ancora non conosco bene le mie reazioni al variare del clima.
Moderatamente soddisfatto e cautamente ottimista.

giovedì 15 ottobre 2009

L'infame è ancora vivo


Avevo un desiderio incredibile di correre.
Per tutta la giornata mi era covato dentro. Oramai da sabato mattina erano passati quattro giorni, senza che l'infame (il problema al bicipite femorale) si fosse manifestato.
Ho deciso, ci provo.
A parte i pantaloncini, l'abbigliamento è tipicamente invernale, compreso il paraorecchie nero della Kalenji.
Approfitto della difficoltà del garmin di agganciarsi al satellite, per seguire un lungo, paziente riscaldamento con leggerissimo stretching. Parto.
Il passo è più corto di quanto lo fosse già stato in questi ultimi mesi , nella ricerca di disturbare il meno possibile l'infame, le mizuno sfiorano l'asfalto bassissime, mi adatto al suo volere, pur di correre. So che lui è lì pronto a trafiggermi appena allungo la falcata.
Piano Alfredo, vai piano. I primi 3 km, 5'20 e 18 e 17, bene così, svolta a sinistra, c'è un pezzo di 50 mt contro un vento molto forte, l'azione si disunisce... ahia... eccolo l'infame, che fa capolino per un solo istante.
Continuo, vado avanti, 5' 16 per altri due km.
Sento le gambe all'altezza dell'inguine contratte, è una sensazione che conosco, corsa troppo contratta, passo troppo breve ed il bimbo che è in me che chiede di accellerare. Aumento la frequenza senza aumentare il passo. 5'03, 5'07, 4'58, 5'00... eccol... non gli do tempo di trafiggermi, sono più veloce io, ad alzare la gamba.
Chiudo il decimo km in 5'15, continuo per qualche altra centinaia di metri, ma le gambe improvvisamente si appesantiscono, sparisce l'agilità dei primi 50' e l'infame si presenta quasi ad ogni passo, ora mi sta intimando di fermarmi e lo faccio immediatamente.
Forse quattro giorni erano un po' pochi... forse.

sabato 10 ottobre 2009

Il fragile castello ed il bicipite femorale


Ore 4:30, sabato mattina, le note di Private Invastigation mi avvisano che è ora. Mi sposto in cucina per la vestizione per non svegliare il resto della famiglia. Pantaloncino, canotta, calze, scarpe e garmin sono già lì che mi attendono.
Il led rosso del blackberry segnala nuovi messaggi, decido di darci un'occhiata in attesa di svegliarmi completamente. Vengo colpito da un messaggio di benvenuto fra i blogrunners da parte di Barbie, il suo blog non era fra quelli che seguo normalmente. Lo apro.
Un senso di angoscia mi assale appena apprendo del suo recente problema. Mi ritornano improvvisi tutti quei timori di rovinare, dopo tanta fatica nel costruirlo, quel meraviglioso castello in cui mi piace tanto rifugiarmi, fatto di alti torrioni di resistenza, spesse mura di forza, circondato da un profondo fossato di sudore (ecco perchè non si avvicina nessuno mentre corro :P).
Quando qualche amico sedentario ti dice, "ti ho visto correre, quanto hai fatto?" e tu "20 km", ti guarda come un marziano irrangiungibile, anche se ti senti enormemente gasato, intimamente una vocina ti ricorda sempre che invece basta una stupidaggine, per tornare al suo livello.
Insomma con questi malsani pensieri esco di casa. Obiettivo un'oretta di lento, anche perchè a quell'ora è la cosa che mi riesce meglio. Mi stabilizzo sui 5'10 a 132/133 bpm. Piccolo dolorino al bicipite femorale sinistro, il solito, non ci do tanta importanza, mi si è già ripresentato qualche altra volta in questi mesi, rallentavo per una decina di metri e spariva senza ripresentarsi per il resto della seduta, l'unica stranezza era che mai mi era venuto sopra i 5' al km. Stavolta mi si ripresenta ogni quattro/cinquecentometri... mmh brutto segno... ed a questa velocità... mi fermo dopo 50', con il morale sotto i tacchi... avrò mica somatizzato il problema di Barbie?
In mattinata, a mente lucida ho cercato di focalizzare meglio il problema, dopotutto ci sono già passato. Arnica ch1000 e qualche giorno di riposo ed il castello sarà nuovaente pronto per ospitarmi degnamente. DEVE essere così.

giovedì 8 ottobre 2009

Quanto mi piace correre

Si, mi piace correre.
Mi è sempre piaciuto. In passato uscivo di casa dicendo, vado a fare una corsetta. E tale rimaneva... 20/25 minuti al massimo sparati alla massima velocità sostenibile. Senza riscaldamento o stretching. Il bambino che era e che è in me quello richiedeva, correre veloce. Tabelle, lenti, medi, corti veloci (allora se ne parlava ancora) non erano proprio nel mio vocabolario. Mi bastava la mia corsetta.
Poi il lavoro, la famiglia, la condrite (la cartilagine del mio ginocchio sinistro che continuava a sfaldarsi). Anni e anni a guardar con invidia dal finestrino dell'automobile, i runners che incrociavo per strada.
Poi uno stupido incidente con lo scooter, una semplice frattura del piatto tibiale, due mesi fermo e magicamente da quel momento sembra che la cartilagine del mio ginocchio non mi dà più problemi.
Piano piano riprendo a muovermi. Seguo una tabellina di quelle che prevedono un tot di minuti di camminata veloce e qualche minuto di corsa lenta... piano piano, non voglio esagerare... ma appena arrivo all'ora di corsa esagero, prendo per la prima volta in vita mia un paio di scarpe "serie" Mizuno Wave Creation 9, si risveglia il bimbo che si era appisolato e che vuole correre veloce e mi rifaccio male, dolore al bicipite femorale sinistro. Che palle!!!
Mi dicono di stare a riposo, passerà. Un mese, due mesi, tre mesi e non passa. Chiedo al mio medico, che è anche omeopata, mi dice di prendere l'Arnica CH200 e riprendere gradualmente, se dopo un mese mi si ripresentava, Arnica 1000. Prese entrambe.
Siamo al mese di maggio del 2009 compro il Garmin 305, le scarpe hanno pochissimi km, Alfredo, mi dico, impara a correre piano e godere di quelle sensazioni.
Sembra che funzioni. Il cardio mi aiuta a conoscermi meglio, a gestire le mie forze, il gps mi fornisce tutte le indicazioni che più mi servono.
Inizio anche a seguire qualche blog, il primo quello di Paolo (quante volte mi sono ritrovato a ridere da solo o ad appassionarmi con i suoi racconti), poi Mathias (ho pianto leggendo il suo racconto della maratona di New York e trovo i suoi post sempre ricchi di spunti interessanti), poi Alvin, Lucky, leggere le loro sensazioni i loro progressi, capire che correre a 5'30" a km non è una vergogna, ma può essere un valido allenamento, sapere che in rete c'è gente come il mitico Luciano il califfo (autentico guru degli allenamenti personalizzati), tutti aspetti che mi hanno aiutato tantissimo, mi hanno fatto sentire meno solo nel mio percorso.
Ed ora piano piano, con un piano di allenamento estremamente alla katzen come dice un amico blogger, forse sta per iniziare la mia carriera di runner.
E stasera ho avuto una bella conferma dalle mie gambe, con una sottospecie di medio variato che poi praticamente sono stati 2km praticamente a palla, seguiti da 3km di una trentina di secondi più lenti, ripetuti due volte, ho compiuto quello che è il mio pb sui 10, 44'44".
Speriamo bene...